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giovedì 2 gennaio 2014

Chi è Ivanda Mariottini

Ivanda Mariottini nasce nel 1949 in Italia, precisamente in una piccola frazione chiamata Abbandonato, nel comune di Stribugliano nella provincia di Grosseto.
Orfana di madre all'età di 3 anni e mezzo, cresce con il padre e le sorelle.
Prende la sua prima macchina fotografica in mano all'età di 16 anni, una macchina fotografica vinta dalla sorella, ipovedente, a un concorso a premi scolastico. Le sue prime immagini le scatta con il padre a Pisa. Il padre morirà l'anno dopo per una malattia alla testa.
Gli anni successivi sono anni dei quali si hanno pochissime notizie, molte le versioni dei fatti, molte le circostanze troppo oscure. Apparentemente casalinga sposata con un giovane uomo dal quale ha due figli e con il quale interrompe la relazione intorno al 1993, pochi la frequentano e la conoscono in quegli anni, si dice di lei che è molto timida, molto riservata, che non esce mai.

Nel mistero di quegli anni c'è chi la colloca nel periodo della guerra fredda come spia americana, chi la vede come braccio destro di una delle donne più importanti della musica italiana, chi la colloca tra le donne che parteciparono al processo della perestrojka... certo è che non si hanno notizie certe.

Quello che però da qualche anno sta emergendo sono i suoi libri, i suoi scritti, sull'arte, sulla fotografia, sulla vita.

I libri sono stati pubblicati dall'editore Anesvas Sciru, greco, proprietario della casa La Dea, nella collana Gli introvabili e altre minori.

Questo Blog pubblicherà degli estratti.
e alcune fotografie di Ivanda Mariottini.
Quelle poche che si possono trovare.

Io sono una delle sue più grandi Fans
una di quelle che è diventata quello che è grazie a Lei!

VaRu

venerdì 27 dicembre 2013

Sulla qualità

Sarà che non mi rendo mai conto, quando scatto, di quanto i miei occhi abbiano linee direttive così impresse per tutto ciò che ho guardato che non fanno altro che rincorrere le loro “sicurezze” i campi che conosco, quelli dove stanno bene, dove si ritrovano e si riconoscono.
Nonostante io lotti e li supplichi di abbandonarsi al cuore, all’attimo, loro come il cavallo stanco alla sera, tornano a casa.
A volte riesco a ingannarli e allora escono delle foto che mi sorprendono, che mi svelano qualcosa di nuovo, profumato, divertente.
Amo la fotografia che non è perfetta, che rompe schemi, che provoca, che stuzzica, ma si, che da anche noia.
Sarà che una delle magie più belle era guardare quella carta bagnata che rivelava l’istante precedentemente registrato. Non mi importava che fosse nitido, perfetto, in fondo la mia attrezzatura non era costosa, per cui le lenti spalmavano la luce, e neppure la carta, i liquidi e l’ingranditore erano di qualità quindi decisi che la qualità non mi interessava, che la magia era così esagerata che tutto il resto passava in secondo piano. gli istanti… mescolabili, interpretabili, congelati, mossi, la realtà si modificava, la realtà non esisteva, esistevano solo delle convenzioni…
buffo che l’uomo avesse inventato qualcosa che registrasse la “verità” e che la verità fosse così plasmabile, così soggettiva, così “assente”…
avete mai vista  stampare una fotografia? intendo fotografia analogica…
è qualcosa di strabiliante…
contiene in se verità sulla vita che se ti ci metti a pensare puoi anche impazzire o … cadere in estasi.
abbiamo prima inventato il tempo e poi abbiamo imparato a fermarlo…
ero innamorata della fotografia ma dopo la stampa mi ammalai, di ossessione forse, di ricerca non saprei, so che dopo 23 anni ancora non mi sono annoiata di guardare immagini, di pensare su di esse, di cercarle, mi sono annoiata della stupidità umana, delle stronzate che si raccontano sulla fotografia, dell’aurea magica che viene attaccata al FOTOGRAFO, alle stronzate della critica che promuove “nonsense” fotografici puramente per commercio… ma della fotografia no, della sua magia e del suo mistero mai.
amo la mia fotografia
amo i miei tagli
amo gli istanti che congelo, non per megalomania o per autocelebrazione, semplicemente li amo come una cuoca si sente soddisfatta alla fine del pranzo per l’impegno e l’amore che ha messo nel cucinare, ecco mi sento così.
e voi? che state sempre a “vivisezionare” queste fotografie, a cercare di capire… come se si potesse capire, l’arte, la musica, la fotografia
queste si devono “sentire” non capire
vivono in quell’area di confine dove l’intangibile esiste, ma non è definibile
amatela, la fotografia, usatela, fatevi mostrare le cose del vostro cuore, rompete le gabbie, non inseguite il successo, il denaro, la fama, verranno da se forse, forse no, ma godetevi il viaggio, fotogramma dopo fotogramma, come fosse l’ultimo che potete scattare, 
lasciate segni, pieni di significato, raschiatevi l’anima e metteteci sangue e sudore, fate scatti che facciano pensare, che tocchino i cuori, tutto il resto passerà…
Ivanda Mariottini
"sulla fotografia e la qualità" Collana Gli Introvabili Ed. La Dea

  « La fotografia, come le altre arti, come il linguaggio, come la letteratura subirà la sua evoluzione: una volta che si saranno stancati d...